Brooklyn Heights

La corrispondenza tra i due si era intensificata negli ultimi giorni. Fogli bianchi macchiati di nero lasciati sul pianerottolo, su una bicicletta, su un motorino. Con l’unica certezza che sarebbero stati letti.

E si raccontavano così il loro presente, il loro passato. Del lavoro nel ristorante di Sushi. Di quanto lei amasse il Sushi. Delle sue passeggiate a Central Park alle prime luci dell’alba. Di quanto lui amasse passeggiare. E andare a Central park a leggere Kerouac. Sempre sulla stessa panchina. 

Al racconto fece seguito un invito per passeggiare insieme tra le vie di Brooklyn. Arrivarono fino all’Hudson e si posarono su una piccola macchia di verde a bere bottigliette di coca cola. Lui afferrò una ciocca dei capelli biondi e se la pose tra il naso e il labbro superiore mimando dei baffi alla Hulk Hogan. 

Lei rise.

E il passato affidato a quei fedeli fogli bianchi volò lontano, spazzato via da un vento leggero, per lasciare spazio al suono del futuro.

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