Hello Daddy e musica all’Internazionale a Ferrara

Dopo 5 anni sono tornata al Festival dell’Internazionale a Ferrara, sulla scia dei bei momenti e spunti vissuti tra conferenze e aperitivi letterari. Anche quest’anno il Festival è stata una scommessa vinta e a quanto pare con più affluenza delle scorse edizioni secondo il bilancio dei cittadini di questa splendida città a metà fra Medioevo e Rinascimento. E tornare è sempre uno splendido viaggio tra le varie rubriche e approfondimenti che alimentano la celebre rivista che racchiude il meglio dei giornalisti di tutto il mondo.

Bei momenti in compagnia ma anche tre conferenze interessantissime hanno arricchito questo weekend fuori da Milano. Ad aprire il sabato mattina il divertente “Hello Daddy Live” con Claudio Rossi Marcelli nella cornice di Palazzo Roverella intervistato da Catherine Cornet. Un approfondimento sul ruolo dei giocattoli nella crescita dei figli. Il tutto partendo dalla celebre domanda preconfezionata da McDonald’s per l’Happy Meal: giocattolo per lui o per lei? Iniziando ad influenzare i gusti su ciò che è adatto agli uomini e cosa adatto alle donne già dall’infanzia e creando stereotipi. Una nuova versione del Monopoli in cui le donne guadagnano più degli uomini (facendo capire cosa si prova ad essere vittime del gap salariale), la constatazione che i bambini tra gli otto e gli undici anni non giocano più e il bello dei videogiochi quando riescono a favorire l’interazione con gli amici. Valore dell’intrattenimento condiviso proprio come il calcio.

Nel pomeriggio la conferenza “Dalla luna alle stelle” con l’astrofisico Amedeo Balbi e Michele Fabbri analizzando le centinaia di miliardi di galassie e le incognite dell’Universo. Scoprendo che gli atomi sono il 5% di tutta la materia mentre il 95% sconosciuto, con un 25% di materia oscura e il 70% di energia oscura. Ma tutto interagisce con la gravità. Dalla gravità non si sfugge.

Alessandro Portelli e Giovanni Ansaldo - Internazionale a Ferrara
Alessandro Portelli e Giovanni Ansaldo

Non poteva ovviamente mancare il momento musicale dell’Internazionale a Ferrara con Giovanni Ansaldo che ha intervistato il Professore Alessandro Portelli sul ruolo della musica nella protesta sociale americana, ascoltando dei brani chiave registrati dallo stesso speaker nel corso dei suoi viaggi di studio in America. We shall not be moved è un libro che analizza quest’intreccio partendo da un viaggio per scoprire i minatori in sciopero in Virginia nel 1989 che fanno musica per esprimere e motivarsi nella loro lotta di classe. Da qui parte tutta la ricerca storica del libro che è un’analisi degli ultimi 50 anni.

Oggi in America assistiamo alle proteste degli studenti contro le armi e del movimento Black Lives Matter, ma questo senso di resistenza ha radici ben più lontane. Bisogna partire dalla musica tradizionale americana che prevede testi che mano a mano vengono riadattati al contesto della protesta, per incitare cori di gruppo e avere fede.

We shall not be moved (che dà il titolo al libro) è una canzone cantata nelle registrazioni da Barbara Dale, una promessa della musica blues degli anni ’70 che ha abbandonato tutto per dedicarsi all’attivismo politico. Per lei la musica serve ad altro. E tutta questa potenza viene espressa da canti religiosi come I shall not be moved che diventano nella forma plurale We quando chiamati a diventare canti di protesta e dare forza e coraggio. Con la speranza che la musica possa dire la verità e cambiare il mondo.

Torna in alto