The Bold Type

The Bold Type, la serie tv che vale la pena vedere oggi

Ci sono film, serie tv e documentari che vengono preannunciati con tanto hype e tanto anticipo. E allora tu li attendi mesi e mesi prima per poi liquidare l’ultima puntata con un deluso Mi aspettavo di meglio. E poi ci sono altri contenuti, lanciati su piattaforme di streaming quasi in sordina, trovati per caso e che poi si rivelano dei capolavori. Ecco, questo è proprio il caso di The Bold Type.

Friends, Sex and The City e Gossip Girl hanno in comune una cosa. E no, non sto parlando dell’essere ambientati a New York (anche se questo centra comunque, come vedremo tra poco). Sono dei telefilm che hanno rappresentato le mentalità di determinate generazioni, spesso anticipando o consolidando dei temi di cambiamento della società. Per chi se lo stesse chiedendo, sì, confermo che i telefilm possono fare anche questo.

Pensate adesso a tutti i temi più caldi di oggi, come relazioni ai tempi dei social network, inclusione, leadership, immigrazione e la voglia di farcela, aggiungete la sempre magica New York di sottofondo e otterrete la formula vincente di The Bold Type.

Questo telefilm che è stato prodotto in America nel 2017 e soltanto lo scorso marzo ha raggiunto il “mainstream” in Italia, quando è stato rilasciato sul nostro Netflix tricolore. Solo una notifica di avviso sull’app, poca-nessuna pubblicità per poi avere un’esplosione grazie al passaparola, ancora oggi l’unico tipo di marketing che rappresenta una vera garanzia di successo. E qualità.

Tre stagioni già disponibili per una serie che in realtà in USA rilascerà la quinta e ultima stagione il prossimo maggio. In Italia aspettiamo ancora di vedere la quarta. Ma andiamo con ordine.

Avevo accennato al telefilm già lo scorso mese quando avevo appena iniziato a vederlo e mi aveva colpito la colonna sonora. Ma quando mi sono resa conto che stava diventando sempre più uno di quei telefilm che possono diventare un cult generazionale (termine che prima identificava 10 anni di stagioni, mentre adesso parliamo quasi della metà) ho pensato di dedicargli un post.

La trama di The Bold Type, in estrema sintesi, è la storia dell’amicizia di tre ragazze sui venticinque/trent’anni che lavorano in una rivista di moda americana che ricorda per stile Cosmopolitan. Come potrete immaginare, la creatrice Sarah Watson ci racconta la vita delle 3 protagoniste Jane, Kat e Sutton (personaggi ben caratterizzati e molto diversi l’uno dall’altro, altro punto di forza) tra amore, amicizia e carriera. Ma a a fare la differenza è proprio l’attitudine del telefilm che fin dall’inizio rompe lo stereotipo di superficialità abbinato alla moda per parlare di empowerment femminile. E non manca di ripeterlo e rimarcarlo.

Al centro, le relazioni ovviamente. Ce l’hanno insegnato già con le fiabe, ce l’ha ricordato Beverly Hills 90210 e non sarà di certo The Bold Type a cambiare questa prospettiva. La vita si basa sulle relazioni. E se prima erano rappresentate dal ritrovarsi al Peach Pit dopo la scuola, oggi sono molto più complesse.

Amicizia, famiglia, lavoro e amore sono piani che spesso si intrecciano a più livelli e coi social network è ancora più difficile chiudere le diverse aree in compartimenti stagno. Il primo merito di questa serie tv è di riuscire a raccontare la frenesia di oggi (o meglio, pre Covid).

Relazioni molto diverse tra loro vanno ad incastrarsi in vite diverse. E il merito è anche quello di toccare temi super attuali come l’immigrazione, l’omosessualità e la comunità LGBTQ, #metoo, black lives matter, scelte difficili di salute e quant’altro con delicatezza e ampiezza di vedute senza mai cadere nel banale. E diciamocelo, se in Italia ci divertiamo a giocare a rimpiattino con le quote rosa per sentirci belli e bravi, abbiamo ancora molta strada da fare e possiamo per ora solo guardare all’estero per ispirarci.

Quello che ci insegna questo telefilm è anche la potenza della visione e di una leadership giusta. Se il Diavolo veste Prada ci aveva detto che il mondo della moda è difficile e cattivo, The Bold Type ci insegna che una donna leader a capo di un giornale femminile come “Scarlet” deve sapere come far crescere il suo staff. Meraviglioso quindi il ruolo di Jacqueline Carlyle che sa avere autorevolezza mostrando la giusta umanità, con valori solidi in grado di ispirare fiducia in tutto il suo team. Prendendo scelte difficili. E non umiliando le segretarie per i maglioncini color cerulei (anche se sempre chapeau! a Meryl Streep per averci regalato quella perla di interpretazione).

Di solito in Diario di Bordo parlo sempre e comunque di libri e proprio per questo mi pare giusto citare una frase che ho letto proprio questa settimana e che ben si abbina al concetto di leadership. Ne “Il Santo, il Surfista e l’Amministratore Delegato” di Robin Sharma, sono tante le frasi che fanno riflettere. Ma una in particolare, detta da un mentore CEO-donna di un’azienda newyorchese di successo, ben si ricollega alla figura di Jacqueline Carlyle.

Il mondo cambierebbe se cominciassimo a darci da fare non per essere più felici bensì per essere più di valore.

Penso che una visione del genere si possa applicare a tanti ambiti della vita. Ce lo può dire un amico, un libro così come un telefilm. Se guarderete The Bold Type, fatemelo sapere 🙂

Buona visione!

Foto di proprietà Freeform.