Avedon e Corbijn a confronto: cogliere l’anima

“I miei ritratti riguardano più me stesso che le persone fotografate” è la frase che campeggia su una delle prime pareti della mostra a Palazzo Reale dedicata a Richard Avedon. Una retrospettiva completa voluta dal brand Versace con cui il celebre fotografo aveva anche lavorato per diverse campagne pubblicitarie (esposte).

Avedon è anche uno dei primi fotografi che vengono citati in qualunque corso di fotografia quando si parla del ritratto. Per la sua maestria, per la ricercatezza e la capacità di cogliere l’anima di modelle, artisti e intellettuali immortalati dal suo obiettivo. Uno stile riconoscibile declinato attraverso composizioni e volti diversi. In un’evoluzione che dalla fotografia composta è andata sempre più verso il minimalismo di scena nello studio. Raccontare storie attraverso un viso su un telo bianco perché in fondo è tutto scritto in quegli occhi.

Nella collezione, oltre al celebre ritratto di Dovima con gli elefanti, Beatles, Bob Dylan, Malcolm X e altri, una bellissima immagine di Marilyn Monroe sul set. Uno sguardo inedito, pensieroso e così lontano dai riflettori e dalla diva. Una donna colta nella sua fragilità.

Preferisco sempre lavorare in studio. Così i soggetti vengono isolati dal proprio contesto e diventano in un certo senso…simboli di loro stessi.

Richard Avedon

Staged è il nome dell’esposizione di Anton Corbijn a Verona ospitata in uno spazio Eataly (che non conoscevo ma molto particolare) interamente dedicato all’arte visiva tra fotografie e arte contemporanea. L’esposizione del celebre fotografo olandese è come un libro di musica con le pagine più belle degli ultimi 40 anni. 

Corbijn non racconta la rockstar ma l’arte che si cela dietro i musicisti, dai Kraftwerk ai  Killers passando per gli U2. Ma anche un Ian Curtis con la mano sugli occhi mentre fuma in un momento di pausa, Johnny Depp ad una cabina telefonica quasi come in uno scatto rubato ma perfettamente ricostruito o una Kate Bush distesa ad occhi chiusi incorniciata da un mare di capelli. 

Semplicemente geniale la parte finale dell’esposizione con il fotografo protagonista, intento a riproporre le fotografie più celebri dei suoi idoli. Vediamo quindi un Corbijn dei panni di Kurt Cobain sulla panchina, Frank Zappa e un’immensa Janis Joplin a Woodstock. Falsi d’autore (possiamo definirli così?) ambientati nella sua città natale Strijen.

Una spiritosa celebrazione della musica e dell’immensità di musiciste e immagine che sanno emozionare anche solo quando sono evocati.

Nell’immagine di copertina: sulla sinistra fotografia di Richard Avedon; sulla destra Kate Bush e Jeff Koons fotografati da Anton Corbijn.

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