“Flow” è stato per tanto tempo uno dei libri più attesi tra i creativi di tutto il mondo. Conosciuto da una piccola nicchia in Italia (di solito perché citato in altri libri), finalmente il testo di Mihaly Csikszentmihalyi è arrivato anche da noi, tradotto ed edito da Roi Edizioni nella collana “Gli Essenziali”.
Ma perché un libro datato 1990 e che si presenta come “esito di ricerche scientifiche” ha attirato così tanto l’attenzione di molti addetti ai lavori e non solo? Probabilmente perché parla di un concetto universale e, ancora più importante, trasversale: la psicologia dell’esperienza ottimale. Un flusso di concentrazione che si può sperimentare quando si è totalmente coinvolti nell’attività che si svolge. Qualunque essa sia.
O forse a renderlo ancora più accattivante come concetto è il richiamo che il Professor Csikszentmihalyi fa rispetto al flusso come fonte di felicità. Basando le sue teorie su artisti, musicisti, pittori ma anche creativi o lavoratori appassionati in genere, riesce ad analizzare come la concentrazione possa essere una risorsa in più non solo per il lavoro ma per la vita. Essere totalmente coinvolti vuol dire non lasciare spazio all’improduttività fondamentalmente.
Mi ha fatto molto sorridere il capitolo in cui suggerisce di concentrarsi su qualcosa che si ama poiché più efficace nel coltivare la concentrazione rispetto al mettersi in meditazione come fachiri. Una provocazione negli anni ’90 ma sicuramente ancora di più oggi in un momento in cui Mindfulness e meditazione sono mainstream, per fortuna (sempre fedele a Jeff Warren di Calm e allo spazio sounds dell’app).
Ognuno trova il suo stato ottimale ma in realtà sto banalizzando dei concetti che il libro affronta con il dovuto spessore e sicuramente vale la pena dare una lettura se si è interessati all’argomento. O quantomeno conoscerlo attraverso questo video TED del 2004 in cui si prova a rispondere alla domanda “Cosa rende la vita degna di essere vissuta?” richiamando proprio l’armonia del “Flow”.
Ancora, uno degli aspetti più interessanti è quello poi di contestualizzare la teoria dell’esperienza ottimale (che si basa sulla concentrazione su una specifica attività) con l’idea della multidisciplinarietà (o multipotenzialità). E la versatilità verso più materie diciamocelo, è forse diventata ancora più doverosa e imprescindibile per i giorni nostri.