Tecnologia e Musica: tra valore creativo ed economico

Quando si parla di tecnologia e digitale non si parla solo di Social Media. Nel suo libro “All you need is love – L’economia spiegata con i Beatles”, il giornalista Federico Rampini definisce gli startupper le nuove rockstar. Basti pensare a Elon Musk e al suo stile di vita costellato da eccessi, con un patrimonio da fare invidia agli attori di Hollywood.

La tecnologia ha lasciato i garage per diventare la vera protagonista di oggi. Foodtech, Agritech e Artech: tutte parole dal sapore futuristico ma che in realtà sono già il presente. Lo sa molto bene la musica che, per adattarsi ai tempi, si è trasformata da materiale a liquida. 

Una lenta evoluzione iniziata con il prezzo di una canzone: 0.99 centesimi. E così Steve Jobs ha cambiato per sempre la discografia mondiale. Sette euro per un intero album: un valore definito da un amante della musica ma non di certo da uno che con la musica ci viveva.

Con Spotify, Deezer, Amazon Music e altri player il mercato discografico è diventato ancora più immateriale, tanto da definire il valore di un brano in base agli ascolti.

E gli artisti?

Se è vero che non si guadagna più dagli album bisogna anche dire che pubblicare un disco non è mai stato così semplice. Disponiamo nelle nostre stanzette di studi di home recording di alta qualità. Possiamo distribuire un album con un semplice click e perfino monetizzare la nostra idea, ancora prima che abbia una forma, con Kickstarter, piattaforma di crowdfunding musicale.

E poi la musica dal vivo, con il proliferare di format dove suonavi perfino sul tetto o sul divano. Ma  questo succedeva prima del COVID che ha cambiato il nostro modo di stare al mondo. Forse il terrore che un concerto possa diventare una videocall di lavoro, oggi ci farà apprezzare di più una buona canzone.

In fondo com’era la musica fino a tre secoli fa? Un’esperienza unica, irripetibile e immateriale. E così la tecnologia sta riportando l’attenzione a quello che i suoni rappresentano, spogliati dell’involucro fisico: pura emozione.

Eppure come pura emozione c’è il discorso di guadagnare dalla propria arte, generare valore economico. Va bene tecnologia e musica, ma nel concreto come renderlo un lavoro remunerativo? E mai come oggi questo aspetto dell’arte è sotto i riflettori e l’attenzione dei media. Non solo grazie a campagne come Bauli in piazza o concerti in digitale come quello organizzato da Global Citizen.

Un libro che mi è piaciuto tanto in questo periodo e che ben racconta la complessità del momento per gli artisti sin dal titolo è “Tieni Duro!” di Austin Kleon. Sin dal primo Ruba come un Artista, coadiuvato dal suo blog, questo scrittore che disegna (come ama definirsi) si è concentrato su ricerche e strategie di creatività. In questo ultimo lavoro parla di come poter andare avanti anche in tempi difficili, non solo dal punto di vista economico ma anche dal bisogno di superare eventuali blocchi creativi.

Dieci piccole strategie che possono ispirare a fare chiarezza e ricaricare le batterie, partendo dal presupposto che si fa arte per stare bene con se stessi, come vocazione e non come lavoro. Ma quando occorre generare reddito, i termini cambiano. Eppure è bello riuscire a mantenere la purezza del creare come mero atto di donazione verso il mondo o tributo alla sua bellezza.

La scorsa domenica a Che tempo che fa, Fedez ha presentato il suo ultimo singolo dicendo che non c’è nessun progetto di sfruttamento economico discografico connesso ma semplicemente il voler fare musica. Certo, è più facile donare quando si ha una certa tranquillità economica eppure questo periodo di stallo per il mondo artistico potrebbe essere anche molto prolifico dal punto di vista creatività. Per costruire tempi migliori!

E nel resto d’Europa, come va? Anche se formalmente la Brexit li rende “fisicamente” più lontani, mi sembra emblematico quello che è successo in Gran Bretagna. Una campagna pubblicitaria ha creato scalpore perché viene ritratta una bambina che si sta allacciando le scarpette da danza e lo slogan accanto recita “Non sa che da grande lavorerà nella cybersecurity”. Per fortuna la campagna del Governo Johnson è stata ritirata tra le ire degli artisti. Se questo è quello che pensiamo quando ci riferiamo a musica e tecnologia occorre però fare un passo indietro!

Può forse essere questo il futuro che stiamo immaginando, dove i soldi guidano le aspirazioni dei bambini, forse è davvero arrivato il momento di cambiare qualcosa e chiederci qual è il vero progresso.

Ph: Musica e Tecnologia al SXSW Festival ad Austin – Credits: Trey Ratcliff Photowalk

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