L’umanesimo come risposta al social dilemma

La scorsa settimana ho utilizzato i social più del solito per svariati motivi. Volevo controllare se ci fosse qualche evento live e non solo in streaming, post interessanti da parte di alcune aziende e amici. Ma comunque li ho usati troppo e così il weekend (per punirmi!) ho visto “The Social Dilemma”, un documentario su Netflix che sta attirando l’attenzione di sempre più persone.

Parliamoci chiaro, che il fenomeno dei social network vada controllato meglio (parlo di umanità in generale) penso sia evidente a tutti. Ma così come penso che l’equilibrio sia nel mezzo, come diceva Artistotele non parlando di Facebook, consiglio comunque di guardare questo nuovo approfondimento sul tema.

L’aspetto interessante di “The Social Dilemma”, infatti è che i protagonisti sono ex dipendenti di società di spicco del mondo Tech che si interrogano sulla liceità della tecnologia e di come si possa porre un limite ad eventuali abusi. Il che non vuol di certo dire demonizzarli. La regola d’oro della tecnologia dovrebbe essere “Handle with care“. Materiale prezioso ma che va saputo usare, sia come utente sia come creatore.

Proprio su questo tema, tra le varie riflessioni (ad es. il tassare i dati, influenzare i comportamenti e le opinioni delle persone, ecc) mi ha colpito molto il tema della dipendenza. In primis nelle parole di Chamat Palihapitiya, ex Manager di Facebook, che ha creato il tasto like e ha raccontato come quest’ultimo, insieme a notifiche e commenti, sia nato per creare una dipendenza che ti lascia un vuoto dentro. Fa venire i brividi.

E ancora più taglienti le parole di Tim Kendall, con un passato in Facebook e Pinterest, che racconta di come tornando a casa avesse difficoltà a staccarsi dal lavoro e dalle notifiche del suo stesso social. Testuali parole: non riuscivo a smettere. Un problema molto rilevante e comune a molti che apre diversi scenari. Ovvero come si può controllare l’uso dei social?

Non si tratta solo degli aspetti burocratici e di tutela dei dati ma proprio del benessere di chi li utilizza. Occorre trovare della valide alternative. Non ci sono ricette magiche ma spesso in qualche buon libro si può trovare una buona idea.

Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo.
Adriano

Per puro caso in quegli stessi giorni stavo terminando la lettura del libro di Brunello CucinelliIl sogno di Solomeo“, che sembra quasi fornire una nuova chiave di volta al tema della società contemporanea e della sua complessità. Un libro delicato che, tra filosofia e studio, attribuisce all’uomo la ricerca di un nuovo equilibrio che possa portare un progresso e un valore per tutti gli attori in causa.

Una ricerca del bello e buono, quasi a richiamare quell’antico kalos kai agatos che per millenni aveva plasmato il mondo per poi perdersi nei meandri della rete. Dobbiamo reimparare a stare al mondo insomma, ognuno alla propria maniera con minimalismo o semplicemente ricerca della bellezza. Ma è sicuramente arrivato il momento di cambiare.

A proposito di bellezza, alleggeriamo i toni 🙂 Questa settimana ho scoperto un giovane artista italiano interessante, Fulminacci qui in featuring con Canova in una cover di Fabri Fibra.

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