Osservazioni su un mese di Digital Minimalism

Da quando ho frequentato le lezioni del Power MBA 2 anni fa, ho iniziato a seguire Cal Newport e le sue teorie su un utilizzo più saggio dei social media e in generale del web 2.0. Occorre infatti mediare tra chi li vede come il male assoluto (leggi Byung-Chul Han) e chi vuole avere una vita sociale, anche digitale, per restare in contatto ma senza troppi selfie. Insomma Digital Minimalism di Cal Newport può aiutare a ridefinire l’uso che facciamo dei nostri contenuti digitali.

Se Deep Work era destinato a dettare un modello di organizzazione del nostro tempo dedicato ad attività che richiedono concentrazione, il minimalismo digitale è l’altra faccia della stessa medaglia.

Protocolli di utilizzo, Amish e ricerca della qualità

Perché quando parliamo di distrazione finiamo sempre per puntare il dito verso app e social media? Semplicemente perché come hanno il grande merito di aiutarci a scoprire eventi, canzoni, scrittori o ispirazioni in genere, hanno anche il demerito di essere adatti e studiati per favorire la nostra dipendenza comportamentale. Vale a dire quell’impulso che ci porta a cliccare più volte al giorno per controllare la pagina del nostro account. 

Molto spesso si pensa che basti eliminare le notifiche dagli account per ritrovare la concentrazione e ammetto che il fatto di non essere interrotta mi aiuta a rimanere concentrata sul lavoro che faccio (non ho notifiche attive per nessun’app da 5 anni) però il digital minimalism si basa su un altro approccio. In generale, qui un approfondimento sul tema del minimalismo.

Per citare Cal Newport: “ i minimalisti diffidano di attività di scarso valore che sottraggano loro del tempo e intralcino la loro attenzione e finiscano così per nuocere più che essere d’aiuto. In altre parole: i minimalisti non temono di perdere qualche piccola informazione; ciò che li preoccupa molto di più è non sminuire gli aspetti importanti della vita di cui già conoscono e apprezzano il valore”. 

Si tratta quindi di utilizzare la tecnologia consci di quello che porta qualità al proprio tempo ed eliminando quello che invece la toglie. Attraverso dei protocolli d’uso di ogni singola attività. Il che vuol dire che se scegliamo di usare Instagram, dobbiamo utilizzarlo per un determinato scopo ma lo limitiamo senza cedere alla dipendenza. 

Nel libro si cita l’interessantissimo esempio della comunità degli Amish che utilizza la tecnologia per il passaggio da agricoltori semplici ad imprenditori agricoli (digital transformation pura). Vuol dire sviluppare la consapevolezza di ciò che porta valore per il loro scopo (es. generatori di energia pulita, sito internet curato per i propri clienti) e di ciò che la toglie (es. app generalizzate).

La tesi di Newport è che dovremmo avere quest’approccio anche noi ma per essere lucidi non basta imporselo, serve prima un bel decluttering per riflettere sui comportamenti in modo radicale.

Decluttering Digitale

In Digital Minimalism vengono elencate motivazioni e strumenti per disconnettersi un mese dal digitale (con criterio, in base a lavoro ed abitudini). Una prima fase per poi reintrodurre ogni app con verifica della sua necessità e dell’impatto sulla propria vita.

Non è facilissimo staccarsi per un periodo così lungo ma agosto è stato un buon mese per sperimentare e così ne ho approfittato. Ho limitato al minimo (5 minuti complessivi al giorno solo il pomeriggio) l’utilizzo di app per un mese. Per chi sta valutando l’ipotesi di un decluttering, elenco un paio di osservazioni su questo mese:

  • Maggiore Concentrazione: pian piano ci si accorge come la capacità di entrare nello stato di flusso aumenti; troppe informazioni stancano mentre la giusta quantità aiuta anche a ragionare in maniera diversa, scendendo più in profondità;
  • Qui e ora: abbastanza scontato, siamo meno distratti e notiamo di più quello che succede intorno. Come la foto nella copertina di questo post blog ricorda, la bellezza di vivere il mondo momento per momento (foto del Navigo scattata nella vacanza a Zante)scavando anche nelle proprie emozioni, dallo stupore alla nostalgia, passando per la felicità;
  • Domandarsi più perché: alla fine del mese di decluttering, ci si interroga maggiormente sul perché utilizziamo una certa app e per che cosa possa effettivamente essere maggiormente utile; e quante foto di vacanze, gatti o cani siamo disposti a vedere sul nostro feed?
  • Imparare a staccare la spina: un mese di dieta dai social ci ricorda che siamo noi a controllare il digitale e mai il contrario.

Effettivamente questo mese mi ha fatto prendere alcune decisioni cruciali su app, profili da seguire/non seguire e organizzazione del tempo dedicato. Libro consigliassimo insomma! E per chi non lo volesse leggere tutto ma fosse interessato ai temi, raccomando il video di YouTube linkato.

Foto di copertina: Zante, spiaggia del Navagio ovviamente. Immagine che potrei aver scattato in barca o da una brochure 🙂

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