Everything Everywhere All At Once

Tra i musei milanesi in cui si sta provando a contaminare sempre di più l’arte contemporanea con altre industry, la Triennale è forse l’esperimento più riuscito. E lo dimostra egregiamente con il pienone dello scorso sabato in occasione di Everything Everywhere All At Once.

La rassegna musicale, partita alle sei di pomeriggio si è snodata in diversi punti della struttura, non convenzionali o mai usati prima. Come ad esempio il dj set nel bagno del piano terra con tanto di luce rossa (bravo il dj). O anche i Selton che si sono esibiti a Casa Lana (ndr, installazione permanente che riproduce l’interno di una residenza privata di Ettore Sottsass. Un immaginario di “piazzetta nella quale si gira e ci si incontra.”) per registrare un album. Purtroppo non sono riuscita ad entrare data la coda e lo spazio ridotto della struttura ma spero esca qualche video per capire come l’avevano organizzato.

Everything Everywhere All At Once, ideato da Carlo Pastore, voleva anche essere un momento di celebrazione per la Triennale arrivata ai suoi cento anni. Un secolo di età, possiamo dirlo, portato bene e anche con grande freschezza. Come regalo, per la prima volta al pubblico, è stato aperto il Rooftop ad un concerto. Un momento speciale al tramonto dove, sotto il Castello Sforzesco e la Madonnina, si sono esibiti Colapesce e Dimartino.

Due chitarre e due voci che hanno incantato il pubblico tra arpeggi e momenti di intrattenimento. I due cantautori, si confermano un duo vincente nonché tra i migliori musicisti italiani in circolazione in grado di incantare e ironizzare allo stesso tempo (cosa non scontata ormai). A concludere il momento-rooftop il musicista techno-trance Lorenzo Senni.

Non so se Everything Everywhere All At Once sia stato un evento unicum per i cento anni o ci darà appuntamento all’anno prossimo ma in una città in cui l’arte ha bisogno di farsi sentire servono sempre più appuntamenti come questo.

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