Wanderlust: una parola per ricominciare

Prima di parlare della wanderlust, soffermiamoci sulla data. Fine anno è sempre tempo di bilanci sui 366 giorni (ricordiamoci il 29 febbraio!) appena conclusi. Quest’anno è forse meglio evitare di pensarci troppo, dato che i vari periodi di clausura c’hanno messo spesso e volentieri faccia a faccia con la vera essenza di chi siamo e di quello che stiamo facendo. Chi si è sentito più vulnerabile? Chi ha avuto paura? Chi si è chiesto se stesse davvero gestendo bene il proprio tempo? Penso tutti.

Non è quindi il mood giusto per fare bilanci ma per ripartire occorre anche trovare il coraggio per riprogettare. E se il 2020 ha avuto una sola parola dominante, tra quelle del 2021 sarebbe bello se ci fosse un termine che è mancato tanto quest’anno: wanderlust.

E lo traggo da un libro che ho letteralmente divorato in questi giorni natalizi: Le coordinate della felicità di Gianluca Gotto, autore del blog MangiaViviViaggia. Faccio una premessa: mi ero data l’obiettivo di leggere una media di un libro a settimana quest’anno ma nonostante le sere extra senza aperitivi, concerti, cinema, ne ho letti 43. Per giustificarmi con amici e parenti, sto giocando la scusante di aver letto alcuni volumi lunghi come I Promessi Sposi (scelta quasi scontata quando sei a Milano e c’è la pandemia) e la biografia di Leonardo Da Vinci di Walter Isaacson. Però ho “viaggiato” con delle storie bellissime di ottime penne. Ma posso dire che, come sempre la bellezza è semplice e parla dritta al cuore e di tutti i libri questo di Gianluca Gotto è stato il mio preferito.

Ho deciso di leggerlo perché diverse persone me ne avevano parlato e ho scoperto un vero e proprio inno alla libertà, alle meraviglie del mondo e all’importanza di seguire la propria felicità. Perché in un mondo sempre più omologato, quelle persone che imparano a guardarsi dentro e scelgono con coraggio di vivere esperienze diverse dal gregge sono forse le uniche che hanno davvero qualcosa di nuovo da raccontare.

https://youtu.be/KRVjlhm9JcM

Non voglio svelare la trama del libro ma, in estrema sintesi, Gianluca è un ragazzo torinese che in compagnia della fidanzata Claudia decide di scappare a gambe levate dal filone laurea-ufficio-mutuo per inseguire il desiderio di viaggiare, andare oltre. Wanderlust, appunto. Come gli spiegherà una ragazza canadese che incontrerà in Australia e le mostrerà questa parola tatuata sulla sua pelle.

Le coordinate della felicità è quindi il racconto di un ragazzo che cerca la sua strada nel mondo. Un percorso che possa permettergli di viaggiare o usando le sue stesse parole “trovare il modo di guadagnarmi da vivere ma senza essere schiavo dei vincoli di un lavoro tradizionale”. Come si dice, chi cerca trova! E così dopo anni di insoddisfazione riconosce il suo perché lavorando sul web come writer nomade digitale. Riesce a mantenersi inseguendo il suo sogno di essere libero da giacche e cravatte e soprattutto esplorare il mondo e i suoi paesaggi mozzafiato.

Un racconto di viaggio a diverse latitudini, sul coraggio di scegliere ma anche sul valore che diamo al nostro tempo. E su come decidiamo di impiegarlo. Non per tutti vuol dire Bali, Thailandia, Vancouver o Perth. Libertà vuol dire poter scegliere, secondo la propria unicità.

“In poche parole, wanderlust significa volersi sempre muovere. È il desiderio di viaggiare esplorare, vedere posti nuovi. È il contrario di stare fermi” ci spiegò. Era intrigante questo wanderlust.

Gianluca Gotto

E se alla fin dei conti le cose più belle sono quelle che possiamo vivere e non possedere, forse incominceremo a farci quelle domande davanti a cui il trovarci bloccati, quasi come freezati, per ben due lockdown ci hanno costretto a porci. E ognuno ha le sue. Perché le coordinate della felicità non sono mai uguali per tutti, anche se a volte ci vogliono far credere che la standardizzazione sia così.

E allora speriamo che arrivino giorni di movimento e azione, dove trovare risposte, direzioni e soprattutto poter essere esploratori di meraviglie.

Buon anno!

PS: cercando online mi sembra che la Wanderlust sia femminile (essendo conosciuta come una sindrome) ma se avete prove contrarie mi farebbe piacere saperlo 🙂

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